Piazza Bra e la nascita dell’Opera in Arena

l’Arena di Verona: uno dei templi internazionali della lirica

Piazza Bra è molto più di una semplice piazza: è il magnifico foyer a cielo aperto dell’Arena di Verona, uno dei teatri lirici più iconici e suggestivi del mondo. Nei tardi pomeriggi estivi, la piazza si anima di turisti e appassionati d’opera che si avvicinano con emozione alle antiche arcate dell’Arena. I caffè storici e i ristoranti sono affollati, mentre lungo il percorso che va dall’anfiteatro all’inizio di via Mazzini, si trovano bancarelle che vendono libretti d’opera e souvenir: una tradizione che si rinnova da oltre un secolo.

Tutto ha avuto inizio nel 1912, grazie all’intuizione del celebre tenore Giovanni Zenatello. Una sera d’estate, durante una cena in trattoria con alcuni amici, Zenatello parlò dell’idea di portare l’opera Aida di Giuseppe Verdi dentro l’Arena romana. Quella proposta, apparentemente visionaria, accese subito l’entusiasmo del gruppo. Decisero così di verificare personalmente le potenzialità acustiche del monumento. Chiesero le chiavi al custode del Comune e, una volta entrati, effettuarono un esperimento: tre di loro si posizionarono al centro dell’anfiteatro, mentre uno salì in cima alle gradinate e lasciò cadere una moneta, ascoltando il suono per valutarne la propagazione.

Secondo un’altra versione, fu proprio Zenatello a cantare una romanza per testare l’eccezionale acustica. In entrambi i casi, l’esperimento confermò che l’Arena era perfetta per ospitare una grande opera lirica. Da quel momento ebbe inizio un’imponente macchina organizzativa per mettere in scena Aida il 10 agosto 1913, in occasione del centenario della nascita di Verdi.

Ma perché fu scelta proprio quest’opera? Aida è tra le composizioni più spettacolari di Verdi: un’opera che unisce amore e tradimento, passione patriottica ed eroismo, con scene grandiose popolate da ballerini, figuranti e coristi. Inoltre, era stata scritta nel 1870 proprio per celebrare un evento monumentale: l’apertura del Canale di Suez. Quindi, quale luogo più adatto dell’Arena per rievocare quell’atmosfera epica?

Il dibattito sui giornali dell’epoca fu acceso: si discuteva se fosse davvero possibile rappresentare un’opera lirica in un ambiente così aperto, rivolto verso il cielo, di fronte a un pubblico di oltre 20.000 spettatori. Le domande erano tante: come si sarebbero sentite le voci? Come sarebbe apparsa la scena?

Nonostante i dubbi, il progetto andò avanti. Venne aperto un grande cantiere: falegnami, sarti, ferraioli, facchini e imbianchini lavorarono instancabilmente alla realizzazione di costumi, scenografie e strutture sceniche. La sfida era creare una Aida completamente diversa da quella dei teatri tradizionali.

Il progetto scenografico fu affidato a un veronese, l’architetto Ettore Fagiuoli. Egli comprese subito che l’Arena offriva una spaziosità impareggiabile e decise di sfruttarla in modo innovativo. Abbandonò i fondali dipinti tipici dei teatri chiusi e introdusse, per la prima volta, scenografie tridimensionali: vennero costruiti templi, palazzi, colonne e altri elementi architettonici realistici, capaci di trasformare l’anfiteatro in un’antica città egizia. Questa rivoluzione scenografica segnò una svolta nella storia dell’opera e conferì all’Arena un’identità unica nel panorama lirico mondiale.

Da allora, l’Arena di Verona è diventata uno dei templi internazionali della lirica, capace di unire storia, arte, musica e passione in uno spettacolo senza tempo. Ancora oggi, assistere a un’opera sotto le stelle, seduti tra le antiche pietre dell’anfiteatro romano, resta un’esperienza indimenticabile per ogni visitatore.

Significativi

Nella primavera del 1913 l’entusiasmo per la prima rappresentazione lirica nell’Arena contagiò tutta Verona. Commercianti, albergatori, ristoratori e artigiani si unirono con passione per trasformare l’evento in una grande festa collettiva. Il Comune mise a disposizione la Gran Guardia come sala stampa e organizzò una rete di trasporti interprovinciale.

Figura centrale dell’estate fu il maestro Tullio Serafin, direttore e regista di Aida, dotato di rigore e determinazione. Durante la prova generale sotto la pioggia, mentre l’orchestra si era dispersa, Serafin rimase al pianoforte a dirigere, incurante del maltempo.

La sera della prima, il 10 agosto 1913, l’Arena era gremita: in platea e sulle gradinate sedevano spettatori da tutto il mondo – dagli Stati Uniti all’Argentina, dall’Austria alla Russia. Tra gli ospiti c’erano importanti personalità del mondo musicale come Puccini, Mascagni, Boito e anche un giovane Franz Kafka.

Al grido di “Viva Verdi” lanciato da Serafin, il pubblico rispose con un fragoroso applauso. L’eco dell’evento fu mondiale: la sfida di Giovanni Zenatello era stata vinta. Da lì ebbe inizio la lunga tradizione del Festival lirico areniano, che già l’anno successivo, nel 1914, proseguì con Carmen di Bizet.

Oggi, più di cento anni dopo, l’emozione si rinnova ogni estate. Il Festival 2025 si aprirà con Nabucco, seguito da Aida, La Traviata, Carmen, Rigoletto e Carmina Burana.

Fonte: 1913-2013 Arena di Verona , Archivio storico Fondazione Arena di Verona 2013

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